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EDIFICI

VIALE SANTA MARGHERITA

Caorle

2017

CONTINUITA' MATERICA COME SALDATURA TRA PAESAGGIO E CONURBAZIONE

Storia

Il vecchio borgo di Caorle, unica città storica di mare dell’intero Veneto, ha radici antichissime; il suo toponimo forse derivante da Caprulae, potrebbe risalire al I sec. A.C.. 

Grazie alla presenza del fiume Lemene e della sua foce, divenne porto commerciale e militare dell’importantissimo centro di Iulia Concordia; divenne poi, dal VI secolo, sede Vescovile (fino XIX sec).

La compagine di Caorle era anticamente un nucleo abitativo organizzato su isole separate da canali e strutturato in sinfonia secondo il ritmo delle calle e dei campielli, ricapitolato dal millenario Duomo, sorto sulle rovine di una preesistente basilica paleocristiana (in cui evidenti sono i legami con la cultura orientale) e dal suo campanile cilindrico che capeggiano il Campo. Essa è chiusa al mare da una scogliera, costruita secondo la tipologia dei “Murazzi” veneziani e con alle spalle il porto canale dell’Orologio, vera arteria di ricovero per i numerosi pescherecci. Al termine della scogliera (oggi divenuto Lungomare Petronio, con i blocchi della Scogliera divenuti a partire dagli anni ’80 del secolo passato sculture firmate da artisti internazionali), si erge il piccolo santuario della Madonna dell’Angelo; stando alle leggenda, in epoca Medioevale i pescatori videro galleggiare sul mare una statua della Vergine seduta su un trono di pietra. Portata a riva, la collocarono in questo edificio religioso (più volte danneggiato in seguito dalle inondazioni e ricostruito ex novo nel 1571)

L’antico paese, come si evince dalle mappe storiche, intratteneva inoltre radicate relazioni con quelle parti a campo che si stendevano adiacenti, strappate a fatica dai fenomeni naturali, con cui sempre combattere e collaborare, formando un sistema forte e complementare .

 

La Calle Veneziana

La struttura del vecchio abitato è lineare ed è organizzata lungo la Calle Lunga (dal latino callis che significa “sentiero”), antico asse della città, (recentemente affiancata dal Rio Terra delle Botteghe), che attraversa per il lungo l’edificato, intersecata da una pulsante trama di campi e campielli che da essa si dipartono, formando l’autentica ossatura della compagine.

Analisi Materica

 

Le Calle veneziane lunghe, “salizada” (se selciate) o “ruga” (per la loro lunghezza), grazie alla loro importanza furono tra le prime a venir pavimentate con le classiche pietre in selciato grigio (trachite), mentre il resto delle calli e delle strade presentavano una pavimentazione in mattoni di cotto disposti a spina di pesce . Per uniformità, oggi questa tipologia di materiale è stata usata in varie parti della città.

Il Progetto

Il progetto intende mettere a sistema le molte particolarità geomorfologiche, paesaggistiche e urbane presenti nell’intento di dilatare il centro storico; esso si vuol far carico di trovare relazioni spaziali (e non solo) capaci di legare il fronte a mare con la porzione posteriore (fino alla Darsena dell’Orologio, ed oltre) attraverso il riconoscimento del sistema paesistico strutturato che unisce le dune ad ovest con impianto a pineta, con l’area centrale del Viale (in cui sono insediate attività sportive e ricreative), e con la spina verde che porta al Canale interno. Questo sistema trasversale interseca Viale Margherita nel punto centrale, determinandone un cambio di carattere.

Partendo così dalla constatazione di un doppio stacco avvertibile innanzitutto quando si passa dalle vie del centro storico all’inizio del Viale (soprattutto in termine di qualità urbana), e poi dopo l’incrocio con via Gozzi (il sistema si dirada e cambia natura, divenendo sistema meno denso e più a vocazione turistica), si è progettato una riqualificazione del Viale stesso che fosse in grado di modulare in maniera differente la sua capacità di relazionarsi con i fronti prospicienti.

Ripartendo dalla suggestione suscitata dalle mappe storiche, e da quella compresenza del sistema urbano, formato dalla Calle lunga e dall’intersezione con le calli minori e campielli, e degli spazi verdi che da nord si estendevano ad ovest a lambire le dune, si è pensato di raddoppiare questo struttura anche nell’espansione recente, governata dal nostro Viale.

Nel primo tratto si è proceduto ad una cambio totale della sezione stradale, non più pensata come sede esclusivamente viabilistica, ma come vero e proprio Boulevard, in cui la continuità materica di elevata qualità contribuisse a rinnovare la stessa percezione urbana del tratto; dove un ripensamento del sistema del traffico desse al pedone e al ciclopedone quella spazialità “confidente” propria dei centri storici; dove le alberature esistenti fossero motivo di pausa, socialità e incontro (all’ombra, soprattutto nella stagione estiva) e non punteggiature all’interno di una percezione viabilistica. Dove il Boulevard interseca le strade che in continuità nord-sud si affacciano a mare, il disegno si articola e porta alla riqualificazione delle pavimentazioni anche di questi tratti, riproducendo il sistema Calle maggiore-Calli minori.

Al giungere del Viale oltre via Gozzi, la viabilità per ragioni legate allo scorrimento e al traffico ridiventa a doppio senso, e oltre all’allargamento dei marciapiedi, viene individuata una fascia centrale, in continuità con la precedente, in cui percorso pedonale e ciclabile, sosta e incontro, prendono nuova misura, divenendo più dinamica, fino ad arrivare alla chiusura del Viale. In questo tratto avviene l’intersecazione del Viale con il sistema verde; per far “leggere” questo passaggio importante, trait d’union trasversale in grado di ampliare il raggio d’azione di questo intervento, si propone, anche se fuori perimetro del Concorso, un allargamento del segno presente nella pavimentazione di progetto (liste di Pietra di Vicenza all’interno della pavimentazione in cubetti di trachite) che facendosi marciapiede/percorso (sempre in Pietra di Vicenza) tesse isolati e spazi verdi rintracciandone unità.

Hanno collaborato: Andrea Fogo, Filippo Pagani, Nicola D'Aloia

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